La Fabula Atellana
la Fabula Atellana non è solo una forma teatrale arcaica, ma un tassello fondamentale nella storia
del teatro e delle tradizioni carnevalesche. Essa ci mostra come le radici della nostra cultura popolare
affondino in un passato lontano, ma ancora riconoscibile nelle maschere e nei riti che sopravvivono oggi.

La Fabula Atellana
La Fabula Atellana rappresenta una delle prime forme di teatro popolare dell’Italia antica e affonda le sue origini
nella città di Atella, fondata dagli Osci, un popolo italico che abitava la Campania prima della romanizzazione.
Atella sorgeva in un punto strategico tra Aversa, Succivo, Sant’Arpino e Orta di Atella, in una posizione favorevole
agli scambi commerciali e culturali, essendo collocata tra Napoli e Capua. Questa centralità contribuì allo sviluppo
di tradizioni artistiche e teatrali che hanno influenzato profondamente la cultura europea.
Le Fabulae Atellanae nacquero come spettacoli popolari, improvvisati e recitati in lingua osca, senza un testo
scritto. Venivano rappresentate soprattutto durante feste religiose e durante i Saturnalia, le celebrazioni romane che
anticipano molti aspetti del futuro Carnevale. Da qui nasce il legame tra le Atellane e la tradizione carnevalesca,
basata sul divertimento, sulla liberazione dagli schemi sociali e sulla satira.
Le Maschere

Maccus
Lo sciocco per eccellenza, spesso deriso dagli altri. È descritto come “l’uomo dalle grosse mascelle” e
indossa un copricapo bianco per nascondere la calvizie.

Buccus
Il chiacchierone dalla bocca larga, grande mangione e fanfarone che parla senza riflettere.

Dossennus
Il gobbo saccente e astuto. Il suo nome è collegato al termine latino dorsum, “schiena”, a causa della
sua deformità.

Pappus
Il vecchio ingenuo, avaro e rimbambito, facilmente ingannabile.
Questi personaggi sono considerati i precursori delle maschere italiane, e in particolare dell’iconica figura di
Pulcinella, a cui la presentazione dedica una sezione specifica. Pulcinella si caratterizza per l’abito bianco, la
mezza maschera nera con il lungo naso e il comportamento ambiguo: è furbo e pigro, intelligente ma sempre
pronto a ingannare gli altri. Simboleggia il popolo semplice, capace di ridere della vita anche nelle difficoltà.
La sua figura conserva lo spirito autentico delle maschere atellane: spontaneità, comicità e critica sociale.
La presentazione si conclude affrontando la morte del Carnevale, un rito simbolico che sancisce la fine del
periodo festoso e l’inizio della Quaresima. Tale rito consiste nel bruciare o seppellire un fantoccio che
rappresenta il Carnevale stesso, mettendo in scena un funerale che celebra il passaggio dalla festa alla
riflessione religiosa. Questo momento, carico di significato antropologico, richiama le antiche tradizioni
agricole e popolari che già animavano le Fabulae Atellanae.
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